Mi chiamo Antonio Martin, sono direttore creativo e designer della firma d’abbigliamento Martin Waschbär. Prendo la bellezza sul serio, per questo ho creato questa marca nel 2009, con lo scopo di contribuire a forgiare un nuovo stile e una nuova estetica.
Martin Waschbär è moda , danza, musica ... o come lo definiresti?
Non sappiamo distinguere la musica dalla danza e la moda, perché sono modi diversi di raggiungere la bellezza. Attraverso la nostra essensa, in Martin Waschbär trasformiamo un brano in un indumento, e facciamo che questo a sua volta acquisisca un carattere unico ogni volta che è indossato. Cerchiamo di ricordare alla gente che la moda è un’arte che dev’essere presa sul serio, piuttosto che essere accolta con l’idea generale che è qualcosa di superfluo, vuoto...
Un nome tedesco per una marca spagnola: perché?
Ci consideriamo cittadini di un mondo globale e riconosciamo che i confini disegnati sulle mappe sono solo linee create dagli uomini. Noi lavoriamo per la gente, di qualsiasi posto siano e in qualsiasi luogo si trovino. Pertanto, quando dovevamo scegliere il nome della marca, utilizzammo i termini che meglio rappresentavano il senso e il significato di quello che facciamo, senza dare importanza a fatto che appartenessero a una lingua o a un’altra.
Sei laureato in ingegneria: da che è nato questo cambio di carriera?
La verità è che sono cresciuto in un ambiente impregnato di creatività e tessuti, ma quello non era ciò che si addiceva a un ragazzo come me...
Dopo i miei studi ingegneria, il ritorno al mondo della moda fu in realtà un ritorno alla mia infanzia. In più, grazie alla mia formazione scientifica, oggi ho la capacità di sviluppare concetti che uniscono l’estetica e la tecnica.
Che cos’ è la moda per te?
Domanda difficile! (Ride) La moda non è altra cosa che ciò che si ripete più spesso.
Io cerco di generare tendenze, offrendo i concetti e le idee che trovo più attraenti, con l'obiettivo di arricchire le persone le vogliono fare proprie.
Martin Waschbär da la possibilità di personalizzare i suoi indumenti. Pensi che dando il controllo al cliente, la marca può acquistare più valore?
Certo! Per noi la libertà è un valore fondamentale che va rispettato e difeso. Così abbiamo ampliato questa possibilità di personalizzazione ai capi della nostra marca, incluso alle collezioni. In questo modo, il cliente porta a casa un capo unico ed esclusivo.
Lo scorso novembre hai creato una collezione di giacche per hockerty, " Feeling Good ". In che ti sei ispirato?
L’idea è nata dall’essenza stessa di hockerty: la sensazione di comfort e sicurezza che solo un indumento su misura è capace di dare.
Abbiamo selezionato una serie di tessuti invernali come il velluto, per i look notturni, il velluto a coste per il giorno e il tweed per un look casual per andare in ufficio, per esempio. Abbiamo lavorato per far sí che le giacche trasmettessero emozioni.
È una raccolta di armonie e contrasti ...
In effetti è così. La semplicità delle fantasie è contrastata non solo dai tessuti, ma anche dai toni che abbiamo adottato: abbiamo sfumato il verde e l’ocra con la purezza del bianco o la solidità del nero; parlando dei toni scuri, abbiamo fatto scorrere l’energia di un verde brillante o del giallo attraverso i dettagli, i fili e gli occhielli, per trasmettere forza e vitalità.
Abbiamo creato capi ricchi di sensazioni e sfumature, che fanno sentir bene chi li veste, li tocca o li osserva.
Traduzione: Carla Iacomino